domenica 26 novembre 2017

PAPA FRANCESCO SUI MIGRANTI: vox clamantis in deserto

PAPA FRANCESCO SUI MIGRANTI: vox clamantis in deserto

QUELLO CHE PENSA BERGOGLIO SUI MIGRANTI E QUELLO CHE PENSANO MOLTI DEI CATTOLICI ITALIANI. TROPPI.

L’Italia è un Paese cattolico e di cattolici; per essere più precisi: a stragrande maggioranza cattolica.
Armi levate per sostenere l’identità cristiana dell’Europa e l’identità cattolica dell’Italia; e petti in fuori per difendere i simboli del cattolicesimo (vorrei dire nostri perché sono anche miei, ma non voglio creare confusione); chiedere a voce alta affinché questi simboli  stiano affissi alle pareti dei luoghi pubblici contro laici, agnostici e infedeli che li vogliono togliere perché empi e iconoclasti. Cattolici che più cattolici non si può, gl’Italiani.
E il papa, il romano pontefice, il successore di Pietro cos’è veramente per queste masse cattoliche? Perché la stragrande maggioranza di loro tiene in non cale le sue parole?

Bergoglio per i laici e per il mondo, ma  Papa Francesco, più propriamente per costoro, nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che sarà celebrata il prossimo 1° gennaio e che è stato reso pubblico il 24 scorso, ha ricordato che il Signore “protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova’'; non se l’è inventata lui questa caratteristica dell’Eterno: egli ha letteralmente riportato il Salmo 146:9, ma ha opportunamente evitato di riferire anche la conclusione: “ma [l'Eterno] sovverte la via degli empi”.
Ha così denunciato che “In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio”. Lo voglio ripetere: “si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio”.
Ha dunque  aggiunto “Con spirito di misericordia abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. Voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, ‘ sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace’. Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta”

Mi chiedo: se tutto questo non è che sollecitazione ed esortazione, mero auspicio  per il mondo intero e  per chiunque, per chi crede e per chi non crede,ma non è, non dovrebbe essere, invece, per i cattolici e quelli che credono d’esserlo e lo proclamano,  imperativo categorico, morale, etico, da predicare e da praticare nel loro quotidiano?
Fatti loro, in realtà. A me, che importa? Niente: rilevo l’incongruenza e la contraddizione e mi dispiaccio di non avere dalla mia parte, in difesa del forestiero, dell’orfano e della vedova, quelli che pensavo avrebbero dovuto esserci, e prima e davanti a me.


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Umanità Nova, 23 settembre 2018